lunedì, 12/05/2008

Ceci n’est pas un post per punti

A che cosa serva, domani a scuola da mio figlio, un pigiama, me lo devono spiegare. Non hai capito, mi dice la mia coscienza, leggi bene il diario.

“Tutti gli studenti devono essere muniti di un calderone in peltro, inoltre possono portarsi dietro a scelta un gufo, un gatto o un rospo”


Deficiente, continua lei, non Harry Potter. Il diario, ho detto.


E’ uguale, faccio io.


Ma guarda te di chi diamine dovevo essere la coscienza, io. Di una madre idiota, è chiaro


Taci taci! Stanno entrando a Diagon Halley


“Mamma, mamma, quando andiamo a Londra, quest’estate, mi ci porti a Diagon Halley”


“Tesoro. Se vuoi ti porto da H&M. Che è più o meno lo stesso”


Leggi sto avviso sul diario, cristosanto


Ok ok. Leggo l’avviso. “Lunedì 12 maggio lezione di Non Solo Scherma. Metto la tuta e porto una camicia da notte”


Una camica da notteeeeeee? “Una ehm camicia da notte, Tato?”


“No, no, scusa. Devo aver trascritto l’avviso delle femmine, scusa. Basta un pigiama”


“E che cazzo ci fate con un pigiama a scuola scusami eh?”


“Non dire le parolacce mamma”



Dal diario segreto di Tato


Stamattina mi sono svegliato di buonumore e quando mi sono alzato ho visto che il mio pelusc era asciutto, perché mia madre lo mette sempre in lavatrice e io mi arrabbio. L’ho fatto volare per tutta la casa, poi a scuola mi sono tolto la giacca e abbiamo iniziato a fare i compiti di mate. Poi in ricreazione ho vinto la timidezza e ho fatto il mercatino. Quando fu finita la ricreazione, la maestra ci ha fatto finire il problema che era durato per 30 giorni.





Tra i danni del liberismo, annovererei anche google.


Io per colpa di google non mi ricordo più un cazzo. Provate a invitarmi fuori per un aperitivo e parlarmi dei dischi della mia vita. State sicuri che mi ricorderò un titolo su dieci, cifra tra l’altro sulla quale sono basate tutte le Coversazioni Da Aperitivo Che A Un Certo Punto Virano Verso Le Liste Da Isola Deserta, mioddio, come sappiamo essere prevedibili, noi inclinati ultratrentenni quando ci mettete un martini in mano.


Insomma, a nulla sono valse le mie elementari dove, molto più democristianamente rispetto alla scuola radical freak di mio figlio, mi facevano imparare a memoria non tanto i padrenostri, quando i fieri sdegni di certi poeti di qua intorno.


Ecco, io è con fiero sdegno che sottoporrei una fiera cura ludovico a base di carducci alla madre di E. che alla riunione dell’altro pomeriggio ha insistito perché ai “nostri figli (sic) siano dispensate (sic) lezioni di informatica (siamo in seconda elementare, n.d.R.) soprattutto internet (sic)” perché “i nostri figli usano il computer solo come gioco (sic) e invece dovrebbero scolarizzarlo (sic) e imparare che il computer è anche (sic) Educazione (sic), Crescita (sic), Futuro” (sic).


Mioddio.





Dal diario di scuola di Tato


Portare colla


Portare penne cancellabili, una blu, una rossa, una nera.


Portare un oggetto di quando ero piccolo, NON VALGONO vestitini, vanno bene ciucci, biberon, tettarelle.





Tettarelleeeee? Ma Tato, io non ci ho più un cazzo di sta roba.


“Trova qualcosa mamma. Trova qualcosa, altrimenti tutti mi prendono in giro”


“Vado all’ikea e comperiamo un giochino e lo spacciamo per un giocattolo di quando eri piccolo”


“E lo zeitgeist, mamma? Non ci pensi mai?”





Dal diario segreto di Tato:


Ieri mia mamma è andata all’ikea per la seconda volta in due giorni. Io ieri mi ero annoiato quando ci sono andato, e mi hanno fatto anche una foto col vichingo che ho lasciato là, perché la mamma si è dimenticata. Comunque mia mamma l’è andata a prendere oggi, la foto col vichingo (perché ieri se l’era scordata) e quindi è tornata all’ikea. Già che c’era mi ha comperato un pelusc di quelli dell’ikea che si vede che sono dell’ikea di oggi e non di quando sono nato io. Quando la mamma è tornata dall’ikea ha avuto una crisi isterica e allora abbiamo guardato tutte le puntate di will e grace in dvd sul divano.





Io:


a) so a memoria Paolo e Francesca, con considerevoli buchi in mezzo (da poscia che ebbi il mio dottor udito a amor che nullo amato ci saranno qualcosa come centoventidue terzine e io me ne ricordo a malapena due)


b) so a memoria la nebbia agli irti colli, anche senza fiorello


c) ho ricordi vaghi e dolorosissimi dei rondinini che rimangono senza cibo, ma li accavallo indecorosamente con la cavallina storna.


d) vado spedita come un razzo su A zacinto (anche se in qualche verso mi ricorda clamorosamente il sempre caro mi fu)


e) non mi ricordo che devo comperare la colla per la scuola


f) ditemi una qualsiasi battuta di Will e vi risponderò come risponde esattamente Grace. In italiano, però.





Dal diario di scuola di Tato:


(a caratteri cubitali): PORTARE LA COLLA. TERZO AVVISO. STO USANDO QUELLA DEI MIEI COMPAGNI CHE SONO GENTILI E ME LA PRESTANO, MA NON E’ COSA BUONA. QUINDI CERCHIAMO DI COMPERARLA, PER FAVORE.





“E se portassimo un mio pelusc, mamma?”


“Ma neanche il tuo primo bavaglino andava bene?”


“Non è abbastanza un oggetto di ehm transizione, hanno detto le maestre. Meglio un pelusc. Il mio primo pelusc.”


“Il tuo primo pelusc è Procio”


“Procio Procione”


“Procio Procione, sì”


“Portiamo Procio Procione, allora”


“Portiamo Procio Procione, ma mi devi promettere due cose”


“Dimmi”


“Uno, spiegami subito a che cazzo ti servono tutte ste cose a scuola, il pigiama, Procio Procione, l’oggetto di transizione_”


“Procio Procione è un oggetto di transizione”

“Ok ok. E due: promettimi qui e ora che non lo chiamerai mai e poi mai Procio Procione davanti a tutta la classe. Cioè, non dirai mai_”


“Perché scusa? Lui si chiama Procio Procione. Sarebbe come se tu non volessi essere chiamata col tuo nome e ti chiamassero chessò Carmela”


“Carmela?”


“Carmela, sì. Perché non posso dire che lui si chiama Procio Procione”


“Perché Tato_”


“Sììììì???”


“Perché se ti sbagli, dici un’altra cosa”


“Cosa dico, diamine? Lo chiamo così dai tempi in cui mi volevi sopprimere perché non avevo una dialettica seria con te e piangevo sempre perché volevo la tetta”


“Dici un’altra cosa, con un’altra consonante. E dopo diventa una parolaccia”


“Che parolaccia?”


“Una parolaccia, Tato. Una stracazzo di parolaccia qualsiasi”


“Brocio? Trocio? Urocio?”


“Smettila subito. Ho detto consonante. E fila a letto”


“Grocio. Drocio. Ah, ho capito. Tu non vuoi che dico Zrocio”


“A! Letto!”





Dal diario segreto di Tato


Oggi io e la mamma facciamo Pigiama Day e allora ci siamo messi il pigiama e quando la mamma dormiva un poco nel riposino, io non ho dormito e ho giocato ai playmobil. I playmobil mi piacciono di più dei lego perché sono più da maschio, i lego invece una volta che metto i pezzi dopo non ci gioco più, e la mamma mi ha spiegato che non li fanno più i lego di una volta che si mettono i pezzi che possono servire a tutto, un pezzo lo puoi mettere in una casetta o in una astronave, era uguale. Ah beata mia mamma che ci giocava, coi lego di una volta. Comunque mia mamma è tonta, perché pensa che io non sappia cosa vuol dire Frocio, e invece me l’ha spiegato leonardo, cosa vuol dire, e mi ha spiegato cosa vuol dire anche coglioni vai a fartela dare in culo e toccare le tette. Comunque frocio non c’è niente di male, perché allora anche Will lo è, gli ho detto a leonardo, ma Will chi, mi chiede lui, Will di Will e Grace, ma cosa guardi in tivù tu, mi fa lui, Will e Grace, gli faccio io, e allora se n’è andato a giocare con carlo, che almeno guarda i dragonball, il pomeriggio alla tele.





L’altro giorno il mio fidanzato mi ha sgridato perché dice che non gli faccio mai “vivere dei dopocena”.


“Tu dopocena lo metti subito a letto”


Io al mio fidanzato gli vorrei dire di farli lui dei figli e poi dopo tutti i freeclimbing del giorno me lo viene a raccontare lui cosa deve fare subito dopocena.


“Certo che lo metto subito a letto. Non c’è momento migliore della mia giornata”, scherzo io.


“Non scherzare. Pensa a questo. Che noi quando eravamo bambini e ci tenevano in piedi dopocena, abbiamo visto alfredino. Lui no. Lui lo metti subito a letto e se continui così non avrà mai alfredini da ricordarsi”


“Io mi devo ricordare la colla, cazzo”


“Tuo figlio canta Charlie e non avrà mai alfredini. Pensaci”





Così una sera lo tengo in piedi.


“Mamma. Cosa facciamo davanti la tivù accesa a volume zero?”


“Facciamo il dopocena, Tato Guarda. Quello che vedi fra vent’anni diventerà una canzone”


“Chi è quella, con quelle due gran bocce?


“TATO, CHI TI HA INSEGNATO QUESTE COSE?”


“Chi è?”


“E’ un ministro, tato. Un ministro”


Sta zitto insieme alla tivù per un po’.


“Allora? Cosa ne dici? Idee? Suggerimenti? Curiosità del periodo?” gli chiedo.


“Cos’è il niente, mamma?” dice dopo un minuto.


“Andiamo a letto, tato.”


“No, perché se io chiudo gli occhi, voi mi dite che non vedo più niente, ma io in realtà vedo il nero. Il nero che vedo non è niente. Il niente, in quanto tale, dovrebbe essere tutto ciò che non è. Non ciò che è altro. Il nero è altro dalle bocce della signora. Se non vedo più le bocce della ministera_”


“Ministro, Tato, si dice ministro”


“Se non vedo più le sue bocce, vedo comunque qualcos’altro. E non vuol dire che le bocce non esistano più. Le bocce continuano a esistere anche se io non le vedo, e vedo nero_”


“Io ti sopprimerò. Prima o poi ti sopprimo. Ma per il momento ti metto solo a letto.”


“Ho capito! Ho capito tutto! Il niente non esiste, perché ciò che è è, e ciò che non è non è. Quindi il niente non può essere qualcosa, perché va da sé che se è qualcosa non può essere niente, e allora non è niente_”


“Cazzo, neanche oggi ti ho comprato la colla”


“_ perché se no sarebbe. Il niente sarebbe. Sono un genio. Buonanotte. Vado a letto”





Dal diario di scuola di Tato


Gentile sig.ra madre di Tato,


è con immenso rammarico che suo figlio verrà espulso da Hogwart, in quanto consumatore a tradimento di colle altrui. Da regolamento, al terzo avviso non rispettato, scade la possibilità di continuare a far parte di questo istituto. Le colpe dei genitori ricadono sui figli, lo sappiamo, è così dalle origini dell’uomo, da quando i figli di Adamo ed Eva hanno pagato per una mela proibita. Detto ciò, ci scusi, ma abbiamo tanto da fare, qui, e così poco tempo.

Arrivederci. Saluti al figliolo.

La direzione




[Il suddetto post ha come unica e indeclinabile utilità quella di essere riuscita a scrivere le parole “frocio”, “Harry Potter” e “I playmobil sono meglio dei lego” sul blog di inkiostro. Per il resto, ogni riferimento a fatti e persone non è purtroppo affatto casuale, bentornato ink, a proposito]

13 Commenti a “Ceci n’est pas un post per punti”:

  1. utente anonimo ha detto:

    mi echepalle deve essere avere la mamma alternativa…

  2. utente anonimo ha detto:

    grandioso…

    Eazye

  3. utente anonimo ha detto:

    L’unica pedante che intendeva fare commenti sulla scuola del tato.

    Un luogo in cui, comunque, avrei detto che si usasse l’acqua e farina, mica la Pritt.

    Tieni botta, tato.

    m.

  4. Felson ha detto:

    Evviva Procio Procione!

  5. miic ha detto:

    ah Carmela, che nostalgia

  6. utente anonimo ha detto:

    mi hai salvato il pomeriggio! Urge rimpatriata…!

  7. utente anonimo ha detto:

    GO! Francesca GO!

  8. Disorder79 ha detto:

    aridetece Inkiostro *E* un post di Francesca ogni settimana :)

  9. utente anonimo ha detto:

    “Io per colpa di google non mi ricordo più un cazzo.”

    :-)

  10. utente anonimo ha detto:

    a me piace come scrive francesca.

    ciao.

    d.

  11. utente anonimo ha detto:

    Francesca, ti si legge sempre volentieri. Scrivi di più !

  12. utente anonimo ha detto:

    aridate ‘nkiostro

  13. utente anonimo ha detto:

    basta, basta, torna! tooorna!